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Diritto all’oblio e conseguente cancellazione dei dati sensibili: intervista ai legali Mario Sacco, Aldo Esposito e Ciro Santonicola in merito ad una vittoria ottenuta in materia per un noto calciatore.

 

Gentili avvocati, tantissimi personaggi mediaticamente esposti e protagonisti in passato di fatti di cronaca si rivolgono al vostro studio per essere “dimenticati” dalla rete: per quale ragione?

La Rete a volte sa essere beffarda e sproporzionata rispetto al fatto commesso dai nostri clienti. La prima “confidenza” che ci viene riferita riguarda proprio questo: una notizia riportata in maniera totalmente diversa dalla realtà e “spammata” in modo non congruo, ed è per questo che molti VIP si rivolgono al nostro studio per cercare di trovare una soluzione.

Può dirmi per cosa si intende per diritto all’oblio o ad “essere dimenticati” dalla Rete?
In parte, lo ha già ribadito Lei nella domanda, il diritto all’oblio consiste nella reale possibilità di “essere dimenticati” per questioni ormai obsolete o non più attuali: nel caso del calciatore – ad esempio – la notizia è stata trattenuta dalle principali testate sportive giornalistiche per oltre 5 anni, caratteristica per cui, oltre all’aver riportato in modo totalmente diverso la realtà dei fatti, possiamo ricorrere alla sentenza C-131/12 del 2014, che in materia di oblio ci garantisce un aiuto esemplare per poter procedere ad una diffida formale.

Esiste una normativa di riferimento – intendiamo la stessa – per la giurisprudenza Italiana ed Europea?
La normativa a cui facciamo riferimento prende spunto prevalentemente dalla sentenza citata in precedenza: a rilasciarla è stata la CGUE (Corte di Giustizia dell’Unione Europea) e riguardava uno spagnolo che attraverso il suo legale di riferimento ha richiesto ed ottenuto il diritto ad “essere dimenticato” per fatti accaduti 10 anni prima.

Può illustrarci brevemente la procedura, i costi e le eventuali tempistiche?
Per motivi di segreto professionale Le farò soltanto una breve sintesi della procedura che attuiamo. La nostra esperienza ci ha fatto capire che fare la “guerra” contro il colosso “GOOGLE” poteva portarci soltanto ad una lungaggine esagerata della controversia: abbiamo pensato pertanto di effettuare un’azione diretta alle singole testate giornalistiche, ed attraverso un lavoro estenuante abbiamo inoltrato circa 130 diffide alle stesse (tanti sono i siti che hanno riportato la notizia, compresi quelli esteri), ricevendo la massima collaborazione da parte dei gestori.
Per quanto riguarda i costi, il prezzo lievita in base al quantitativo di link presenti in Rete e dunque, dopo aver stipulato l’elenco di diffide da preparare si effettua un preventivo: Le assicuro che l’offerta è molto vantaggiosa rispetto alla mole di lavoro. Con la nostra procedura le tempistiche si riducono notevolmente, in linea di massima mi permetto di garantire una totale vittoria in un tempo che va da 1 a 3 mesi dopo la presa in carico del mandato: stiamo parlando insomma di un risultato quasi immediato.

L’ultima recente notizia sul caso riporta finalmente di una sentenza favorevole da parte di Google: è il coronamento di una strategia vincente?

Sì, come illustrato precedentemente dal momento che la mole di link da eliminare era elevata, abbiamo preferito agire direttamente nei confronti dei siti web: così facendo, una volta ottenuta la maggior parte di rimozione delle notizie in Rete, siamo “tornati” da Google facendogli notare una serie di link eliminati e quelli che – o per siti non più aggiornati o per mancata risposta – erano rimasti in rete; verificata l’attendibilità dei fatti, la documentazione e gli effettivi link rimossi, Google ha deciso di approvare la nostra richiesta di deindicizzazione degli URL rimasti attivi, portando a termine un lavoro, così come ce lo eravamo prefissati.  La sentenza di Google attesta, che lo studio legale ha svolto un lavoro legalmente perfetto e che l’aver agito con i passi giusti è stata la scelta vincente.

Un’attività sia legale che informatica, dunque, sembra di capire.

Esattamente, anzi, direi che il saper lavorare la procedura anche in maniera informatica è stato il punto di forza, anche perché una volta ottenuta la rimozione da parte dei singoli siti web, bisogna attuare una procedura di richiesta a “Google” per far in modo di cancellare qualsiasi anteprima sul portale, tag o parola chiave che reindirizzi alla vicenda. E’ stato quello il valore aggiunto, oltre allo studio giurisprudenziale, che ci ha portato ad ottenere un ottimo risultato.

Dott. Sacco, lei ha seguito maggiormente la vicenda, ma non si può negare che sia stata la presenza di uno staff multidisciplinare il vero plus nel raggiungimento del risultato, giusto?

Con il legale Aldo Esposito c’è una stima profonda che va oltre la collaborazione: siamo prima di tutto amici da una vita, poi colleghi, e non collaboriamo soltanto per questioni legali. Io sono nuovo nel campo poiché mi occupo di formazione professionale ed ho molto ancora da imparare, e lo stesso vale nei confronti dell’avv. Santonicola, a cui porto molto stima e rispetto dei ruoli; in questo contesto ho soltanto bisogno di dimostrare che posso aiutare un domani, in maniera concreta, lo studio.

Tornando alla domanda, non posso far altro che confermare quanto da Lei riferito: questo gruppo si completa perché ciascuno ha una capacità diversa, e pensando in maniera imprenditoriale è una forza da non sottovalutare. Per adesso posso soltanto ringraziare questo studio per avermi dato la possibilità di gestire una vicenda delicata e vorrei poterlo fare, adesso, pubblicamente.

In riferimento al recente caso del calciatore, è giusto affermare che lo avete riabilitato dopo anni di persecuzione telematica?

È un caso che è entrato molto nel cuore del nostro studio: il ragazzo è stato falcidiato da una mole esagerata di notizie riportate anche su forum di poco interesse, e in alcuni casi venivano addirittura creati siti ad hoc soltanto per riportare la notizia e per ledere la sua immagine; siti che poi venivano lasciati dormienti e privi di aggiornamenti. Conoscendo il calciatore, possiamo soltanto dire che nel corso di questi anni (durante i quali la notizia è stata tristemente trattenuta in Rete) il danno sportivo c’è stato ed anche a caratteri esponenziali, anche perché sfido chiunque a non informarsi di
una persona su “Google” al giorno d’oggi; di conseguenza, una società in procinto di acquistarlo che legge delle notizie particolari, ci pensa due volte prima di andare avanti (col senno di poi, sbagliando).
Non penso sia giusto dire che lo abbiamo riabilitato – anche perché è in piena attività – ma mi permetto di confermare che è stata riportata serenità e tranquillità ad un ragazzo che non meritava una simile “gogna mediatica”: lo paragono al caso Di Fabio Quagliarella. Spero e mi auguro che il campo possa trarre giovamento di questa vittoria legale per una vicenda per il quale abbiamo dimostrato la sua piena innocenza, poiché – ci tengo a precisarlo – la notizia era in parte falsa e “gonfiata”; producendo i casellari e carichi pendenti “puliti” lo abbiamo dimostrato.
Tornerà a far parlare di sé per le sue doti calcistiche, con la volontà di far passare un brutto quarto d’ora ai giornalisti che a suo tempo lo avevano esageratamente danneggiato: ne sono certo, sarebbe quella la piena vittoria.

Per questo calciatore si può parlare di danno e di perdita di chance per le occasioni mancate, le opportunità ed i provini saltati?

Ovviamente, anzi, è andata sicuramente così: non escludo che in seguito alla cancellazione e alla rimozione totale delle notizie, per una questione più etica che legale, si possa procedere per una richiesta di risarcimento danni dalla fonte che ha riportato in primis la notizia, anche perché – oltre al fatto che i link sono rimasti in rete per tanti anni – c’è una questione di fondo ben precisa: la notizia riportata era per la maggior parte diversa dai reali fatti accaduti, e riteniamo che sia andata in questo modo soltanto perché il soggetto in questione poteva vantarsi di uno status diverso da altre persone (un calciatore appunto): per un individuo “normale” sarebbe finita in una bolla di sapone.
C’è poi l’altro lato della medaglia però, che non va sottovalutato: quello comunque di non infierire verso testate che ci hanno concesso massima disponibilità (a parte qualche raro caso di ricatto) nel rimuovere del tutto la notizia, per cui come la Rete oggi è stata clemente con noi credo sia il caso di fare la stessa scelta in futuro; diversamente siamo più tentati nell’attaccare singoli giornalisti che hanno svolto in maniera poco professionale il proprio lavoro, quello sì.

Parliamo di un giocatore che militava nella massima serie, giusto?
Sì, parliamo di un giocatore che era in organico di una squadra della massima serie. Le chiedo di non aggiungere altro sul suo conto.

Ha mai pensato a quanta gente potrebbe “ripulirsi” grazie al vostro intervento?
Stiamo ricevendo già molte chiamate da parte di persone che vogliono avere informazioni aggiuntive riguardo questo servizio: entrando nel merito della domanda ci auguriamo che questo successo possa quanto meno spronare a mettersi in contatto con noi, così da poter aver il massimo supporto per una causa seria. Il diritto, appunto, ad essere dimenticati.

FONTE:

https://www.senex.it/social-life/diritto-oblio-internet-normativa-intervista-sacco-esposito-santonicola/